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Chi scrive


Scrive la mamma:
i miei figli sono la ragione del mio cammino. Coloro per cui ha senso vivere, lavorare, cucinare, guardare avanti.
Lorenzo è il mio giullare di quasi 18 anni. Capace di farmi ridere anche quando proprio non ne avrei voglia. Spiritoso, ironico, tenero, coccolone. In grado di farsi perdonare qualsiasi cosa imitando Stich con la sua celebre “Ohana vuol dire famiglia e famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato”..

Margherita è il mio angioletto biondo di 15 anni. Dolce, timida, introversa, creativa. E’ delicata come una farfalla e si può ferirla in un attimo, ma è una vera guerriera, capace di grandi sacrifici per raggiungere un obiettivo.
Un suo sorriso è capace di aprire la porta di qualsiasi cuore.


Scrive la figlia:
devo eterna riconoscenza ai miei genitori che mi hanno amata, curata, seguita, aiutata, protetta ogni giorno da quando mi hanno messa al mondo.
Gli devo riconoscenza per aver lavorato una vita intera per aiutare me, i miei progetti.
Ho vissuto in casa loro fino a poco tempo fa e ancora oggi passo lì parte delle mie giornate. Lì, in campagna, tra i mandorli, i peschi e gli albicocchi, mi sento sicura, mi sento a casa.
In casa dei miei genitori c’è sempre qualcuno che arriva all’ultimo momento, si siede e mangia. A mia mamma, che non aveva molto da mangiare da piccola e per questo oggi ha la mania di fare scorte sovrumane di cibo, non manca mai qualcosa da mettere in tavola per chi capita all’ultimo momento.
Mio babbo e mia mamma, che sono sposati da 43 anni e non hanno mai smesso di parlarsi, di confrontarsi, di capirsi e di amarsi, sono un grande, inarrivabile esempio per me.


Scrive l’impiegata:
già, oggi questo è il mio lavoro. Sono impiegata in una scuola di specializzazione per la Polizia di Stato.
Ma fino a qualche anno fa facevo pattuglie in autostrada.
Sono entrata nella Polizia di Stato 18 anni fa, con l’entusiasmo di una ventenne. Ho lavorato qualche anno a Torino e poi sono stata trasferita a Forlì, vicino a casa, in un tratto complicato di autostrada che collega Bologna al mare.
Un lavoro che ho amato immensamente ma che ho dovuto lasciare, con grande, sconfinato dispiacere, per un grave problema di salute che mi ha colta di sorpresa, appena trentenne.
Oggi sto bene, grazie a Dio. E la scala dei valori della mia vita non è più quella di prima, questo mi ha permesso di accettare serenamente anche il grande cambiamento professionale.


Scrive la “cuoca”:
si fa per dire eh.. Sono cresciuta in una famiglia di azdore. Come ho raccontato in questa occasione, in Romagna le azdore erano le donne di campagna capaci di occuparsi della casa, dei figli, del lavoro dei campi e del desco familiare senza proferire un lamento di stanchezza.
Mia nonna era così e così è mia mamma. Da loro, vere donne d'altri tempi, ho imparato a cucinare i piatti della tradizione della mia terra. Ho imparato guardandole, quando, ancora troppo piccola per fare le cose che avrei voluto, a volte mi permettevano di rompere le uova dentro la fontana di farina per fare la “sfoglia”, come viene chiamata in Romagna la pasta all’uovo.
I ricordi della mia infanzia profumano di farina, di strutto, di buccia di limone grattugiata, di noce moscata, di formaggi freschi.

Crescendo, aiutata anche dal fatto che, per divertimento e per pura passione, ho frequentato anche la scuola alberghiera Pellegrino Artusi di Forlimpopoli, ho sperimentato cucine diverse, esotiche, raffinate, ho sperimentato le ricette di grandi chef e grandi pastry chef, ma, alla fine, ogni percorso mi riporta sempre a gioire davvero davanti a un piatto cucinato da mia mamma.


Scrive l’“artista”:
anche qui si fa sempre per dire…
Perché la pittura è un’altra mia grande passione. Ultimamente l’ho trascurata, ma so che in un qualche punto, che non conosco per ora, ci sono delle tele che mi aspettano, perché io tiri fuori il dipinto che è nascosto dentro di loro.
Dipingere mi fa sentire libera.
Le tracce che il pennello lascia sulla tela, sono tracce di me. Per sempre.
Se qualcuno ha voglia di dare una sbirciata a qualche mio lavoro, può dare un’occhiata qui.


Scrive la “fidanzata”:
anche qui ho virgolettato, perché alla mia età che inizia per quar e finisce per anta, chiamarmi fidanzata mi fa sorridere.
Ma Lui, vuole così. Perché il termine “compagna” gli pare brutto, da persone anziane.. Così Lui ha sentenziato, per cui siamo fidanzati :)

Lui mi ha raccolta con le ossa dell’anima rotte.
A Lui devo la mia serenità.
Lui che adora i miei figli, come fossero suoi, che mi sostiene, mi stimola, mi capisce senza che io parli. Lui che è il mio faro.
Grazie a Lui questo blog esiste.


Infine, da food blogger:
non sono una fotografa, anzi ho una macchina fotografica piccola e vecchia, ma che fa ancora il suo lavoro. Mosso a compassione, il mio amico Piergiorgio mi ha prestato una delle sue, questo mi fa sentire già un po’ più professionista.. Ma, nonostante tutto, il mio non essere una fotografa fa sì che non possiate essere catturati della bellezza delle foto sul mio blog.
Ammiro chi sa costruire foto incantevoli, chi pubblica servizi fotografici degni delle migliori riviste di cucina. E ad un certo punto ho avuto seri dubbi sul continuare o no quest’esperienza, considerato che questo limite mi sembrava rendesse questo mio spazio non all’altezza.
Poi ho pensato che, in fondo, in un blog di ricette, ciò che importa davvero sono le ricette, non le foto, giusto?
E così proseguo nello scrivere i miei appunti di cucina per la mia Margherita, perché, anche se ora mi prende un po’ in giro per questo, so che prima o poi, quando le serviranno, apprezzerà.

Non ho il tempo per pubblicare una ricetta al giorno. Proprio non ce l’ho.
Ma quando scrivo qualcosa, generalmente, è perché penso ne valga la pena.

Chi ha voglia di accompagnarmi, nel corso del tempo, in queste pagine, è il benvenuto, come sono benvenuti commenti, critiche costruttive, suggerimenti.

E a chi ha avuto la pazienza e la forza di leggere fino a qui, davvero GRAZIE!

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